How To Handle Conflict Like A Pro

Conflict is a normal part of any healthy relationship, conflicts routinely appear in relationships with friends, family members, romantic partners or co-workers. If you are like me, you are probably…

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Io esisto se me lo ricordano gli altri

Quando ho chiesto al dottore del perché quando uscissi e mi relazionassi agli “altri” in realtà poi stavo bene, sebbene fino a poco prima piangessi disperata contemplando il suicidio, lui con nonchalance mi risponde che è perché forse “gli altri” me lo permettesero. Mi permettessero di essere in quel modo lì esatto. Ho pensato, col tempo, a qualsiasi tipo di matrice di quel comportamento. Stavo davvero bene? Dissimulavo ancor meglio? Oppure avevo imparato così bene a mentire a me stessa e ad indossare una maschera di positività e serenità da non rendermi più neanche conto che stavo fingendo?

La risposta del dottore mi ha assolto, mi ha rassicurata. Non mentivo né dissimulavo, semplicemente stavo davvero bene, avevo dei bei riscontri, mi sentivo riconosciuta, era inevitabile trovarsi a proprio agio e non desiderare di buttarmi da un precipizio con ogni fibra del mio essere.

La mia casa, come ho scritto in qualche post fa, mi sta stretta. Due giorni fa ho pianto come una fontana a cena. Dopo la seduta di analisi e quel commento fuori luogo del portiere del palazzo dell’analista “sei un po’ ingrassata eh?” ho avuto degli attacchi di ansia fortissimi, nulla sembrava rassicurarmi, ad ogni minimo sguardo o parola riprendevo a piangere. Mi è sembrato di ritornare a tanti anni fa, e pensavo di averli archiviati. Ecco, quella sera a cena il mio silenzio tombale avrà parlato più di mille altre parole e più di mille altri atteggiamenti. Ho pianto, io gliel’ho detto che sto male da un mese. Gliel’ho detto che non so neanche perché sto male. Gli ho detto che non sapevo con chi parlarne, che mi sono sentita sola come nella piena adolescenza.

Poco dopo, mentre mi facevo un bagno caldo, mia madre è venuta in bagno e si è seduta sulla tazza. Avevo la voce spezzata, in niente mi sembrava conforto. Le ho detto che mamma, tu non mi parlavi più, eri sempre arrabbiata con me, mi rispondevi male, non trascorrevi più del tempo con me. Lei era stupita, credeva che tutte quelle cose le facessi io, eppure gliel’ho detto in tutti i modi possibili che si era allontanata, come poteva dire che invece ero io, che me ne ero andata. Le ho detto mamma, ho sofferto così tanto la tua mancanza, ho sofferto l’assenza di dialogo, nulla sapeva darmi conforto come il tuo sguardo di comprensione, come il tuo sguardo di rassicurazione. Tutto sarebbe passato, nessuno sguardo, nessuna parola avrebbe saputo essere tanto potente.

Ilaria quella sera è passata a trovarmi. Mi ha detto che Iris, non posso proprio vederti così, stava male per me. E in quel momento mi ha così spezzato il cuore che ho pensato che le voglio un bene enorme.

Ieri sera sono andata alla presentazione del libro di Cristian. Non lo avevo mai conosciuto prima, sebbene ci scrivessimo ed io leggessi le sue cose. Non ho mai nutrito così stima per un mio coetaneo quanta per lui. Ieri appena l’ho visto l’ho abbracciato fortissimo, e lui anche. Era un abbraccio di affetto e di stima sinceri. Abbiamo chiacchierato un po’, lui doveva fare pubbliche relazioni necessarie. Durante la presentazione ci siamo lanciati tante occhiate di complicità e dopo ha voluto a tutti i costi offrirmi da bere. Nel marasma generale, e nel mucchio di persone che lo vedevo, volevano a tutti i costi parlargli, anche le ragazze un po’ groupie, un po’ legate al concetto adolescenziale di comunicazione, ecco, in quel marasma ci siamo ritagliati una mezz’ora. Cristian ed io ci siamo capiti subito, ci siamo raccontati cose, lui sembrava stupito che potessi essere anche simpatica, così simpatica Iris, smetti di parlare ti prego. Così diceva. Ed io gli ho detto che uè, ma ti pareva potessi essere sociopatica? Sembrava incredibile che ventiquattro ore prima piangessi così forte che niente sembrava confortarmi.

Era felice di avermi conosciuto, ed io anche. Ha insistito perché andassi a cena con loro, avevamo dei tempi stretti, ma ho dovuto rifiutare perché non ero sola. Ci siamo detti felicissimi di esserci finalmente incontrati. Mi ha detto che è stata la presentazione più difficile fatta fino ad allora, perché c’ero io a due metri da lui. Gli avevo promesso che avrei presenziato e che avrei supportato. Mi ha detto che dobbiamo assolutamente trascorrere una serata insieme, ho abbozzato, sì-mi-farebbe-piacere-solo-serata. Voglio che il nostro rapporto resti bello esattamente così, è l’unico modo utile a preservarlo. E vorrei preservarlo a tutti i costi. Perché io li ho visti i suoi occhi, ed erano sinceri e sorpresi e meravigliati e pieni di affetto.

Tutti i miei amici sono sempre affascinati da come, dopo poche parole, le persone (gli altri) cadano ai miei piedi. E’ una cosa che a volte noto, tantissime volte no. Sarà stato allenamento, chi lo sa. Eppure hanno ragione.

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